Le curiosità
Il ritratto genetico più completo delle civiltà precolombiane

Un gruppo internazionale di ricercatori ha condotto e pubblicato un importante studio genetico sulle civiltà precolombiane, il più completo svolto finora per arco di tempo analizzato ed estensione geografica. La ricerca, consultabile su Cell, rivela particolari interessanti sulla storia delle popolazioni delle Ande prima dell'incontro con gli europei: dettagli sui loro spostamenti e contatti, sul modo in cui scomparvero o furono conquistate e sulle caratteristiche delle loro città, che in alcuni casi somigliavano alle odierne metropoli cosmopolite.
NUOVE INFORMAZIONI. I ricercatori coordinati da antropologi e genetisti della Harvard Medical School e dell'Università della California a Santa Cruz hanno analizzato i dati sulle sequenze di DNA di 89 individui appartenuti a civiltà precolombiane e vissuti tra i 500 e i 9000 anni fa. Tra questi, 25 genomi erano stati sequenziati in studi precedenti, e 64 - risalenti a un arco di tempo compreso tra 500 e 4500 anni fa - sono invece del tutto nuovi.Finalmente, è stato possibile analizzare il DNA di importantissime civiltà precolombiane mai incluse in studi di questo tipo, ma che hanno lasciato note testimonianze archeologiche: i Moche con i loro murales e le sculture a sfondo sessuale, i Nazca, i Wari dei terrazzamenti agricoli e dei capolavori tessili, i Tiwanaku delle cerimonie rituali sul Lago Titicaca, e gli Inca. Un patrimonio genetico di valore inestimabile, se si pensa che la maggior parte degli studi genetici finora si era concentrata sulle popolazioni euroasiatiche occidentali.
Uno scheletro riscrive la storia delle civiltà precolombiane?
CONTINUITÀ GENETICA. Dalle analisi è emerso che, 9000 anni fa, le civiltà precolombiane che vivevano negli altopiani andini divennero geneticamente ben distinguibili da quelle distribuite sulla costa del Pacifico. Gli effetti di questa prima differenziazione persistono ancora oggi, nonostante le trasformazioni culturali che, negli ultimi 2000 anni, hanno coinvolto le popolazioni circostanti e a differenza del miscuglio genetico avvenuto in Eurasia nello stesso arco di tempo. Gli scienziati hanno osservato una forte continuità genetica durante ascesa e caduta di importanti civiltà, come Moche, Wari e Nazca: la scomparsa di queste popolazioni non fu quindi dovuta alle massicce migrazioni di popolazioni esterne nelle aree assoggettate e alla loro "sostituzione", come per esempio avviene durante le invasioni militari.
MOVIMENTI E CROCEVIA. "Firme" genetiche caratteristiche distinsero, fino a 5800 anni fa, le popolazioni del Centro America settentrionale da quello meridionale: dopo di ché, in tutte le regioni delle Ande ci fu un maggiore rimescolamento genetico, che persistette, per poi rallentare nettamente di nuovo, fino a 2000 anni fa. I geni raccontano anche di scambi tra le popolazioni andine e non andine, tra il Perù meridionale e le pianure argentine, tra la costa settentrionale del Perù e l'Amazzonia. Questi spostamenti avvennero quasi sempre evitando l'altopiano delle Ande. Comunque, le popolazioni dell'altopiano andino non erano immuni da contatti con l'esterno. Nelle maggiori città degli Inca e dei Tiwanaku vivevano fianco a fianco persone venute da ogni dove, un po' come avviene oggi nelle grandi città. Questi centri erano veri e propri melting-pot culturali di persone con discendenze molto diverse: gli autori dello studio li hanno paragonati alla New York di oggi.
focus.it
Un'altra Luna

Non ci capiterà mai di osservarla brillare nel cielo. Eppure una nuova luna che accompagna la nostra è stata scoperta da Farid Char, della Chilean University di Antofagasta (Cile). Per essere precisi va detto che il nuovo oggetto naturale non è un vero e proprio satellite, ma un quasi-satellite, ossia un corpo celeste simile a un satellite la cui orbita però non interessa solo la Terra ma anche il Sole. Esso ruota infatti contemporaneamente attorno alla Terra e al Sole, anche se al termine di un periodo più o meno lungo abbandonerà per sempre l'orbita terrestre. Il nuovo corpo celeste è stato chiamato 2014 OL339 ed è stato osservato 27 volte nell’arco di 36 giorni e così si è riusciti a determinarne l’orbita, che è molto ellittica e irregolare. Esso infatti, gira attorno al Sole in 365 giorni, come la Terra, e ruota attorno al nostro pianeta mentre questo tende a respingerlo.
CON NOI CIRCA 1000 ANNI. L’oggetto è molto piccolo, ha un diametro che va da 90 a 200 metri ed è entrato in orbita terrestre 775 anni fa: ci abbandonerà tra circa 165 anni. Che cosa gli succederà, dopo? «L’evoluzione di questi oggetti è molto difficile da predire, anche se è assai probabile che rimarrà in vicinanza del nostro pianeta per migliaia di anni», ha spiegato Char.
IN TUTTO SONO QUATTRO. Questo quasi satellite, comunque, non è l’unico a orbitare attorno alla Terra. Al momento ve ne sono altri tre che rimarranno in orbita per centinaia di anni. Gli altri pianeti a possedere quasi-satelliti sono Venere, con un oggetto, Nettuno con un oggetto, e Giove, che ne ha ben sei. Tuttavia, dicono gli astronomi, oggetti così piccoli non sono facili da scoprire e quindi si può ragionevolmente ipotizzare che ciascun pianeta ne abbia più d’uno che ancora non abbiamo scoperto.
focus.it
Le abitudini da controllare

Ci sono delle abitudini che contribuiscono a toglierci la nostra energia psicofisica. Capita a volte di sentirci stanchi, completamente fuori fase, come se avessimo “scaricato le batterie”. Non riusciamo a concludere nulla nell’ambito delle nostre attività e ci sentiamo veramente provati dal punto di vista emotivo. Nel momento in cui cerchiamo di capire la causa di tutto ciò, siamo portati a pensare che alla base ci possa essere qualcosa di particolarmente ampio da tenere in considerazione. In ogni caso dovremmo riflettere sul fatto che ci sono tanti piccoli gesti quotidiani che possono contribuire a dettare questo stato di malessere. Vediamo di scoprire quali sono queste cattive abitudini da correggere.
1. Saltare l’attività fisica
A volte ci sentiamo particolarmente stanchi e quindi preferiamo saltare la nostra solita attività fisica. Pensiamo che in questo modo saremo più riposati, ma, come hanno confermato alcuni studi a tal proposito, spesso si ottiene l’effetto contrario. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che l’esercizio fisico aumenta la resistenza e aiuta a mantenere in efficienza il sistema cardiovascolare.
2. Non bere acqua a sufficienza
Le nostre energie possono essere intaccate anche dalla disidratazione. Se non beviamo acqua a sufficienza, il volume del sangue diventa più ampio e mette in difficoltà il cuore. Allo stesso tempo l’ossigeno e le sostanze nutritive fanno più fatica a raggiungere i muscoli e i vari organi del corpo.
3. Bassi livelli di ferro
Non consumare gli alimenti giusti influisce molto sul nostro stato di resistenza fisica. Basti pensare a quanto una carenza di ferro possa essere deleteria. Bisognerebbe dare più spazio, in questi casi, ai migliori alimenti ricchi di ferro, alla carne, ai fagioli, alle uova, alle noci e alle verdure a foglia verde, non trascurando i cibi ricchi di vitamina C, che aiutano ad assorbire meglio il minerale.
4. Il perfezionismo
Spesso si sprecano troppe energie, quando si è perfezionisti e si vuole a tutti i costi eccellere in un dato progetto o in un’attività. Gli esperti spiegano che è bene evitare tutto questo, contemporaneamente dandosi dei limiti temporali.
5. Esagerare nei pensieri negativi
Ci si può sentire mentalmente in difficoltà nel momento in cui si tenda ad esagerare con i pensieri negativi legati alle situazioni che si vivono nella vita di ogni giorno. Non bisogna sempre pensare in maniera eccessiva a tutto quello di inatteso e di difficoltoso che può capitare da un momento all’altro.
6. Saltare la colazione
Al mattino è necessario fare colazione, per recuperare tutte quelle energie che servono per affrontare la giornata, in modo da dare la giusta carica al nostro metabolismo. Ecco perché saltare la colazione è un’abitudine che non dovremmo mai portare avanti.
7. Alimenti ricchi di zuccheri
Il livello degli zuccheri nel sangue dovrebbe rimanere costante. Non ci dovrebbero essere picchi glicemici e discese repentine, perché in questo modo non faremmo altro che sentirci particolarmente stanchi. Da questo punto di vista è bene evitare di mangiare cibi troppo ricchi di zuccheri e di carboidrati.
8. Essere servizievoli
Si può e si deve imparare a dire di no: essere servizievoli può mettere a rischio la nostra energia psicofisica, perché si finisce col sentirsi arrabbiati e poco felici, facendo delle cose, di cui non si avverte il desiderio.
9. Ufficio disordinato
Un ufficio troppo disordinato non fa altro che affaticare il cervello, per il quale diventa più difficile rielaborare le informazioni. Ogni tanto è opportuno mettere ordine fra le carte e dare una ripulita.
10. Lavorare in vacanza
In vacanza bisognerebbe pensare soltanto a rilassarsi. Bisogna staccare la spina da tutto ciò che riguarda il lavoro, in modo da riuscire a riconquistare quel benessere psicofisico che ci permette di tornare ad essere efficienti. Un’abitudine sbagliata in questo senso è quella di controllare le e-mail anche quando ci si dovrebbe rilassare.
11. Bere alcool prima di coricarsi
Alcuni hanno l’abitudine di bere un po’ di alcool prima di andare a dormire. Anche questa è un’abitudine sbagliata: apparentemente all’inizio ci si sente più rilassati, ma il sonno può essere messo in pericolo dall’effetto che l’adrenalina provoca, nel momento in cui l’alcool comincia ad essere metabolizzato dall’organismo.
12. Usare il computer a letto
Molti hanno l’abitudine di utilizzare il computer, il tablet o lo smartphone a letto. E’ un gesto che non dovrebbe essere fatto, perché si rischia di mandare in tilt il ritmo circadiano del corpo e di ridurre i livelli di melatonina. La stessa luce prodotta dallo schermo può provocare questo effetto.
13. Bere troppi caffè
Durante la giornata capita di bere molti caffè, soprattutto per riuscire a reggere in tutte le nostre attività. La ricerca scientifica afferma che non si dovrebbe esagerare nemmeno in questo senso, per non avere conseguenze che riguardano il ciclo sonno-veglia. Non dobbiamo dimenticare che la caffeina può impedire che l’organismo rilasci l’adenosina, un neurotrasmettitore che ci induce ad avere sonno. Se quindi ci sono diversi motivi per bere il caffè, bisogna comunque non eccedere.
14. Restare svegli fino a tardi nel weekend
Durante il fine settimana, non lavorando, si può restare svegli fino a più tardi. Ma neanche in questo caso bisogna esagerare, perché, se il sabato si fanno le ore piccole, si rischia di alzarsi troppo tardi la domenica. Tutto ciò non ci mette nelle condizioni giuste per iniziare la settimana con l’adeguata carica.
tantasalute.it
I benefici del bicarbonato

Bicarbonato: quali gli usi e i benefici per la salute e la bellezza? Il bicarbonato di sodio, di solito, viene utilizzato per digerire, in quanto facilita la digestione. Ci sono, comunque, degli utilizzi alternativi, che lo descrivono come un prodotto molto efficace per l’igiene, ma anche in molte situazioni che possiamo sfruttare a vantaggio del nostro benessere. E’ adatto per la pulizia delle mani, per lo shampoo, per pulire gli elettrodomestici, ha un effetto deodorante, si può utilizzare come collutorio e come dentifricio per la pulizia dei denti. Inoltre, avendo proprietà esfolianti, lo si può usare anche per lo scrub del viso e del corpo. Vediamo insieme tutti i benefici che è in grado di apportare.
Per la salute
Il bicarbonato è un digestivo antiacido. Di solito lo si prende insieme al limone, dalle innumerevoli proprietà benefiche, per evitare i gonfiori e per essere aiutati nella digestione. Ma questo è soltanto l’uso più semplice e più comunemente conosciuto di questa sostanza. Essa è, infatti, una valida alleata per tutto ciò che riguarda l’igiene personale e in particolare per la pulizia dei denti. Possiamo utilizzare il bicarbonato come dentifricio, magari con l’aggiunta di qualche goccia di olio essenziale di menta.
E’ possibile utilizzarlo anche come collutorio: se lo sciogliamo in mezzo bicchiere d’acqua, possiamo risciacquarci la bocca e aiuta a sconfiggere l’alito cattivo. Inoltre con esso possiamo pulire fino in fondo le dentiere e gli apparecchi per i denti. E’ ottimo anche contro le punture degli insetti e le irritazioni. In questi casi basterà mescolarlo con un po’ d’acqua, per ricavarne un amalgama da applicare sulla pelle. Si può fare anche una pomata per le scottature con il bicarbonato.
Lo possiamo utilizzare per la pulizia delle mani, specialmente se sono molto sporche o presentano cattivi odori. Serve anche come pediluvio rilassante. Inoltre possiamo fare deisuffumigi per decongestionare le vie respiratorie, nel caso in cui siamo colpiti dal raffreddore. Se facciamo sport, possiamo bere degli integratori di bicarbonato di sodio con l’acqua, che ci aiutano a rimediare all’accumulo di acido lattico e a migliorare le nostre prestazioni.
Per la bellezza
Possiamo utilizzare il bicarbonato per lo scrub del viso e del corpo. Unendolo all’acqua, difatti, si può ottenere un ottimo esfoliante: lo si deve massaggiare sulla pelle e poi si risciacqua con acqua tiepida. Può servire anche da aggiungere allo shampoo, per eliminare i residui di calcare daicapelli e per renderli piuttosto morbidi. Inoltre si può ottenere una pasta da strofinare sui talloni e sulle zone ruvide, per ammorbidirle. Non dimentichiamo gli effetti deodoranti del bicarbonato. Possiamo ottenere un prodotto liquido, sciogliendone 2 cucchiaini in un bicchiere d’acqua, lasciando riposare per 24 ore, per poi trasferire il tutto in un contenitore spray.
Bicarbonato mescolato al limone
E’ noto il bicarbonato come uno dei più potenti alcalinizzanti e ultimamente si sono diffuse anche delle teorie, secondo le quali proprio questa sostanza mescolata al limone potrebbe essere una valida “terapia” da applicare contro le cellule tumorali. Queste ultime vivono in un ambiente acido, mentre quelle sane di solito si trovano in un contesto alcalino. Secondo Otto Heinrich Warburg, premio Nobel nel 1931, il cancro non sarebbe altro che un meccanismo di difesa che alcune cellule del corpo adottano, per sopravvivere in un ambiente privo di ossigeno e di caratteristiche alcaline. Sulla scia di questa teoria, ci sono anche degli studiosi che propongono una cura a base di bicarbonato di sodio e limone, per contrastare i tumori.
La loro teoria consisterebbe nel fatto che questo sistema è molto utile, economico ed eviterebbe gli effetti devastanti della chemioterapia. Ma bisogna fare molta attenzione, perché la questione è molto dibattuta, non sembrano esserci ricerche scientifiche valide, anche se negli ultimi tempi si sta discutendo molto di questa possibilità: mezzo litro di acqua, succo di 3 limoni, un cucchiaino di bicarbonato di sodio da prendere a stomaco vuoto al mattino o da suddividere in 2 volte durante la giornata. Il dibattito è molto intenso, perché una scoperta del genere sarebbe davvero rivoluzionaria, ma dobbiamo dare credito ai dati della scienza, che per il momento sono restii a confermare una tale ipotesi.
tantasalute.it
Gli alleati della Natura

LE VERDURE PIU’ NUTRIENTI
Ci sono degli ortaggi che possiamo considerare veri e propri alleati della natura, in grado di fornirci tutte quelle sostanze nutritive, di cui il nostro organismo ha bisogno. Le verdure sicuramente rientrano all’interno di un’alimentazione equilibrata e sana, perché non dovrebbero mai mancare sulla nostra tavola. Esse, infatti, vanno a tutto vantaggio della nostra salute.
Le carote possiedono molti sali minerali, fra cui il potassio, il sodio, il calcio e il fosforo. Contengono inoltre fibre e fitoestrogeni e vitamine B, D ed E. Molto alto è il contenuto di betacarotene. Esso è il precursore della vitamina A ed è da considerare un potente antiossidante. La sua azione, infatti, è volta a contrastare gli effetti dei radicali liberi, che sono i maggiori responsabili del processo di invecchiamento cellulare. La carota è capace di rinforzare il sistema immunitario, protegge la vista, è un toccasana per il fegato e riesce ad aiutare chi soffre di colon irritabile, regolarizzando le evacuazioni.
Gli spinaci sono molto ricchi di acido folico, che è indispensabile per la salute, in quanto interviene con un ruolo essenziale nei processi di crescita e di riproduzione cellulare. Gli spinaci aiutano a tenere lontane molte patologie, come ulcera, anemia, allergie, dermatiti, disturbi endocrini e contengono delle buone quantità di vitamina C e di carotenoidi.
La rucola ha molte proprietà, in quanto è ricca di vitamina C e di sali minerali. Agisce contro lo scorbuto, stimola l’appetito, favorisce la digestione ed è benefica per il fegato. Inoltre è capace di combattere la presenza di gas nell’intestino. Contiene vitamina A, B, K, acido folico, calcio e magnesio, che sono molto utili per la salute delle ossa. E’ essenziale anche per combattere l’ulcera gastrica.
Le rape hanno come pregio il fatto di possedere un indice calorico molto basso, visto che contengono soltanto 28 calorie in 100 grammi di prodotto. Sono ricche di antiossidanti, minerali, vitamine e fibre. In particolare contengono molta vitamina C, che interviene in molte funzioni del nostro organismo. Per esempio, riesce a mantenere integri i vasi sanguigni e la pelle, dà una certa resistenza nei confronti delle infezioni virali e accelera la guarigione delle ferite.
Il cavolfiore, per il suo basso contenuto di calorie, può essere indicato nell’uso per le diete dimagranti, anche perché ha un ottimo potere saziante. E’ ricco di principi nutritivi, come il potassio, il ferro, il fosforo, il calcio, l’acido folico e la vitamina C. I suoi principi attivi sono antinfiammatori, antibatterici e antiossidanti. Inoltre questo ortaggio favorisce la depurazione dell’organismo e ha proprietà remineralizzanti. E’ indicato in caso di diabete, perché riesce a controllare i livelli di zuccheri nel sangue e, secondo alcune ricerche scientifiche, potrebbe essere utile per prevenire il cancro al colon e quello alla prostata. Se prendiamo due o tre cucchiai di succo di cavolfiore centrifugato, diluito con acqua e miele, possiamo guarire meglio e prima dal raffreddore.
GLI ALIMENTI CHE FLUIDIFICANO IL SANGUE
Ci sono dei veri e propri alleati naturali che aiutano a farci stare meglio, grazie alle loro proprietà benefiche. Un’alimentazione sana è un ottimo rimedio contro i problemi legati alla circolazione del sangue e alla formazione di coaguli. Anche se giocano un ruolo fondamentale la genetica e le condizioni di salute in generale, è importante prevenire lo sviluppo di coaguli di sangue, con alcuni cibi che si dimostrano delle ottime soluzioni, sia per chi ha avuto problemi di questo genere, sia per chi non li ha mai avuti.
Uno studio spagnolo, pubblicato su Archives of Internal Medicine, ha dimostrato che le noci e la frutta secca in generale riescono ad effettuare un’importante opera di prevenzione per l’insorgenza di ictus e di infarto. Si tratta di un alimento molto importante per la salute del cuore, dal momento che riesce a contenere il livello dei grassi che circolano nel sangue e il colesterolo.
Le mele contengono un glicoside flavonoico molto importante, la rutina. Si tratta di una sostanza che ha la capacità di intervenire sugli enzimi che vengono rilasciati nel momento in cui il sangue si coagula all’interno dei vasi sanguigni. Mangiare mele aiuta, quindi, ad impedire l’accumulo di piastrine e la produzione di fibrina, la proteina coinvolta proprio nella coagulazione. Per questo motivo le mele non dovrebbero mai mancare nella nostra alimentazione.
L’aglio contiene l’ajoene e l’adenosina, due sostanze che possono ostacolare il trombossano, un composto capace di favorire l’aggregazione delle piastrine. Per questo motivo mangiare l’aglio fa bene, anche per quanto riguarda la corretta circolazione sanguigna. Questo alimento non dovrebbe mancare all’interno della nostra dieta.
Anche le cipolle, come l’aglio, contengono l’adenosina, la sostanza che è capace di ostacolare il trombossano. Allo stesso modo dell’aspirina, viene impedita la sua formazione e in questo modo si riduce l’aggregazione delle piastrine. Inoltre le cipolle sono capaci di evitare la presenza di lipidi nel sangue, un altro motivo della formazione di coaguli. Le cipolle hanno anche una funzione antisettica e riescono a migliorare la digestione. Inoltre riescono a far abbassare il livello di glucosio nel sangue.
I ricercatori del Rowett Institute di Aberdeen, in Scozia, hanno creato un estratto dai semi di pomodoro, capace di migliorare la fluidità del sangue. I semi del pomodoro costituiscono una vera e propria alternativa all’aspirina. Riescono, infatti, ad evitare la formazione di trombi e di coaguli e ad agire senza effetti collaterali, presenti nelle terapie tradizionali. Secondo i test effettuati dagli studiosi, il sangue trattato con questo gel anti-coagulo si fluidifica in 3 ore e i risultati possono avere anche una durata di 18 ore.
Grazie alla capsaicina contenuta nel peperoncino, questo alimento è capace di stimolare la circolazione del sangue. Questo cibo scioglie i coaguli e agisce in maniera particolare sulla circolazione periferica. E’ fondamentale il suo effetto nella regolarizzazione della circolazione e inoltre riesce ad apportare benefici anche nel caso di infiammazioni.
I lamponi costituiscono dei frutti antinfiammatori e depurativi del sangue. Consumandone 50 grammi al giorno permettono di abbassare i livelli di colesterolo e di proteggere il cuore. Inoltre sono ottimi anche perché facilitano il transito intestinale e per la loro capacità di proteggere e rafforzare le gengive.
Gli spinaci abbondano di vitamina K, sostanza ottima per un corretto funzionamento del processo di coagulazione del sangue. Per assimilare al meglio la vitamina K, si potrebbero abbinare con l’olio di oliva, come fanno notare gli esperti. Tra le proprietà degli spinaci possiamo ricordare la capacità di purificare il sangue. Inoltre sono ottimi anche per il loro potere lenitivo.
L’olio extravergine di oliva riesce ad essere ottimo per il miglioramento della circolazione del sangue. Fa bene al cuore, anche perché riesce ad abbassare il colesterolo e a regolarizzare la pressione arteriosa. Inoltre elimina i radicali liberi e rinforza il sistema immunitario. L’olio d’oliva ha anche delle proprietà antibatteriche e antimicotiche.
GLI ALIMENTI BRUCIA GRASSI
Non esistono scorciatoie per dimagrire: è importante che le calorie assimilate siano inferiori a quelle utilizzate. Tuttavia è possibile aumentare il metabolismo, per far sì che il consumo di energia abbia uno sprint maggiore, velocizzando la perdita di peso. Di sicuro, il metodo migliore per aumentare il metabolismo è quello di fare attività fisica regolare. Tuttavia, vi sono anche degli alimenti che accelerano il metabolismo.
Il peperoncino piccante aumenta il metabolismo e migliora la circolazione. Il peperoncino, infatti, aumenta temporaneamente la circolazione sanguigna e il tasso metabolico fino al 25% in più. Non a caso, dopo aver mangiato qualcosa di molto piccante, si avverte una sensazione di caldo intenso.
I cereali integrali sono ricchi di sostanze nutritive e di carboidrati complessi che accelerano il metabolismo, stabilizzando i livelli di insulina. I carboidrati complessi, come la farina d’avena, il riso integrale e la quinoa, rilasciano energia in modo graduale, senza i picchi degli zuccheri semplici. Se i livelli di insulina sono mantenuti bassi, il corpo immagazzina meno grasso.
I broccoli hanno un alto contenuto di calcio, che notoriamente riduce il peso corporeo. Inoltre, i broccoli sono ricchi di vitamina C, K e A. I broccoli hanno poi moltissime fibre, e sono tra gli alimenti più disintossicanti in circolazione!
Uno studio effettuato alla Penn State University ha dimostrato che nella minestra la combinazione di solidi e liquidi aumenta il senso di sazietà, aumenta il metabolismo e brucia i grassi.
È ormai fatto ben noto che il tè verde acceleri significativamente il metabolismo, oltre a fornire altri benefici grazie alle qualità antiossidanti di cui è ricco, combattendo così i radicali liberi dannosi.
Le mele e le pere stimolano il metabolismo: lo affermano dei ricercatori dell’Università di Rio de Janeiro che hanno osservato come le donne che mangiavano tre mele o pere al giorno perdevano più peso rispetto alle altre durante un periodo di tempo in cui hanno seguito la stessa dieta.
Dall’aglio alla cannella, le spezie sono tra i metodi migliori per alzare il metabolismo. In particolar modo, ricordiamo tra esse il pepe il pepe nero, i semi di senape, la cipolla in polvere e lo zenzero. Uno studio canadese ha concluso che le persone che usano le spezie consumano anche centinaia di calorie in più rispetto a colore che non le usano.
È un luogo comune che il latte vaccino contenga grandi quantità di calcio, ma c’è anche da sottolineare che i prodotti latteo-caseari hanno quantità di calcio non ben assorbibili e utilizzabili nel corpo, e che contengono molte tossine a causa degli ormoni con cui i bovini vengono alimentati. In realtà gli alimenti più ricchi di calcio e insieme sani per il nostro organismo sono di origine vegetale, e sono i semi di chia, di sesamo, la verdura a foglia verde, le arance, la quinoa, i fagioli, i broccoli, la frutta secca ed erbe secche come aneto, basilico, maggiorana, timo, origano, semi di papavero, menta, semi di sedano, salvia, prezzemolo e rosmarino.
Mangiare cibi ricchi di acidi grassi Omega-3 aumenta il metabolismo, visto che questi acidi riducono la produzione di un ormone chiamato leptina, che abbassa il metabolismo. Le migliori fonti vegetali di omega-3 sono le noci, i semi oleosi, l’olio di canapa e l’olio di semi di lino.
Non è un alimento, ma attiva il metabolismo. Infatti bere molta acqua, oltre a idratare e a disintossicare, accelera la combustione dei grassi.
Oltre a questi alimenti, si ricorda che ottimi modi per mantenere alto il metabolismo sono ridurre il livello di stress, dormire adeguatamente, fare costantemente attività fisica e assicurarsi la giusta quantità di fibre.
I CIBI CONTRO L’IPERTENSIONE
L’ipertensione, nota anche come pressione alta, è una condizione fisica che fa sì che il sangue fluisca nelle arterie con un pompaggio troppo elevato, danneggiando l’organismo, e portando potenzialmente anche ad ictus e a malattie cardiache. Pur essendo un disturbo molto comune, può spesso rimanere silente per anni.La buona notizia è che l’ipertensione può essere facilmente curata non solo con i farmaci, ma anche con un cambiamento di stile di vita e con l’alimentazione. In particolar modo, sembra che la chiave per affrontare la pressione alta a tavola sia quella di mangiare cibi ricchi di fibre e di potassio, e poveri di grassi saturi. Qui di seguito vi elenchiamo 10 alimenti per combattere l’ipertensione giorno per giorno.
I cereali integrali sono ottime fonti di fibre, magnesio e altri nutrienti necessari per mantenere una dieta sana ed equilibrata. Particolarmente ricchi di potassio sono il grano saraceno ed il miglio.
L’aglio è un ottimo alimento per combattere l’ipertensione, in quanto agisce come anticoagulante. Produce, inoltre, l’allicina, ossia un composto che ha note proprietà antibatteriche e antimicotiche. Questo può aiutare a combattere molte malattie che possono derivare dall’ipertensione, come l’ictus e le malattie cardiache. L’aglio, inoltre, aiuta a combattere anche il colesterolo.
I semi di lino possono essere aggiunti alle insalate o alla verdura bollita. Sono ricchi di fibre e possono aiutare anche chi cerca di perdere peso. I semi di lino aiutano a ridurre il colesterolo e sono ottime fonti di acidi grassi omega-3, che combattono infiammazioni e infezioni.
Non solo sono buonissime! Le banane aiutano anche a ridurre il rischio di ictus e malattie cardiache. Sono, inoltre, ricche di potassio, per cui hanno potere diuretico. Essendo zuccherine, poi, combattono i cali di zuccheri.
A causa delle mode alimentari che denigrano i carboidrati, molte persone sono terrorizzate dall’idea di assumerne. In realtà le patate sono un alimento sano. Sono una preziosa fonte di potassio, che aiuta a ridurre la pressione sanguigna, e sono povere di sodio, per cui riducono anche il gonfiore. Sono inoltre ricche di magnesio, che riduce lo stress e migliora il sistema immunitario in generale.
Le albicocche sono davvero potenti contro l’ipertensione, soprattutto quando sono secche. Contengono inoltre molte fibre solubili che aiutano la digestione e combattono gonfiore e stitichezza.
I semi di zucca possono contribuire a combattere la pressione alta perché contengono molto zinco. Inadeguate quantità di zinco possono far sì che le arterie perdano elasticità, infiammandosi. I semi di zucca sono l’ideale per uno spuntino leggero e gustoso, ma anche come ingrediente di colorate insalate!
I broccoli possono contribuire a ridurre in modo significativo l’ipertensione, proprio perché ricchi di sostanze nutrienti come la vitamina C e il beta-carotene. Questi nutrienti, che si trovano in moltissimi vegetali, aumentano le difese immunitarie e combattono le malattie. I broccoli contengono anche il cromo, che aiuta a regolare l’insulina e la glicemia.
Gli anacardi sono una grande fonte di ferro, potassio, fibre, magnesio e rame. Tutto ciò rafforza moltissimo le difese immunitarie. Il magnesio, in particolare, ha un effetto distensivo su nervi e muscoli, mentre il rame aiuta lo sviluppo del tessuto connettivo. Gli anacardi sono anticolesterolo anche perché a basso contenuto di grassi saturi. Tuttavia è sempre meglio non superare la dose di 20 anacardi al giorno, ed è importante, contro l’ipertensione, lo scegliere le varietà non salate.
Gli spinaci sono ottimi per chi soffre di ipertensione, in quanto ricchissimi di potassio. Inoltre, contengono moltissimi altri nutrienti utili per la salute del cuore, come magnesio, acido folico e calcio. E se a tutto ciò aggiungiamo anche che hanno un bassissimo contenuto di calorie, allora oltre ad essere sani si diventa anche snelli!
GLI ALIMENTI PER DEPURARE IL FEGATO
L’olio extravergine di oliva, ma anche quello di semi di lino o di canapa, riesce ad essere un buon aiuto per il fegato, dal momento che apporta una base di lipidi che è capace di incorporare una buona quantità di tossine. In questo modo non facciamo altro che alleggerire l’attività a carico della ghiandola annessa all’apparato digerente. Naturalmente bisogna fare attenzione ad usare questi oli con moderazione.
Le verdure aiutano a migliorare le funzioni dell’organismo. Ad esempio, consumare broccoli, cavoli e cavolfiori può essere un modo ottimo per aumentare gli enzimi naturali glucosinolati, che svolgono un ruolo fondamentale nell’eliminazione di tossine cancerogene dal nostro corpo. In generale, gli ortaggi a foglia verde purificano il sangue da sostanze pericolose, come pesticidi e metalli pesanti. Perfette per il nostro benessere sono anche le carote e le barbabietole, che sono ricche di betacarotene e di flavonoidi. Anche gli asparagi, che danno al nostro corpo un apporto notevole di sali minerali e amminoacidi, proteggono contro il consumo di alcool.
La frutta aiuta nell’opera di salvaguardia della nostra salute fisica. Le mele hanno la pectina, un componente che favorisce l’eliminazione delle sostanze nocive dall’apparato digerente, che solitamente vanno a gravare proprio sul fegato. L’avocado è ottimo perché coadiuva il nostro organismo nella produzione del glutatione, un antiossidante che combatte i problemi eventualmente causati dai radicali liberi. Il pompelmo invece possiede la vitamina C, perfetta contro l’intossicazione.
Il tè verde è molto indicato per garantire un effetto depurativo, grazie alla presenza di antiossidanti e di catechina. Come hanno dimostrato diversi studi, questa bevanda consente di favorire una corretta funzionalità epatica e inoltre riesce anche ad evitare l’accumulo di grasso. La protezione da tossine dannose è quindi garantita.
Mangiare noci può essere una maniera per ossigenare il sangue e per depurare. Bisogna ricordare, ad esempio, che gli stessi gusci vengono spesso usati per produrre dei composti dedicati proprio alla pulizia dell’organismo. L’azione benefica avviene grazie al glutatione, agli omega 3 e alla buona quantità di L-arginina.
ecoo.it
Vendere fa male

Perché ci dispiace buttare quello scatolone di vecchie carabattole che da anni ingombra la soffitta? Uno studio americano spiega che separarsi dalle cose a cui si è affezionati innesca meccanismi cerebrali simili a quelli del dolore. Recarsi alla concessionaria per ritirare l'auto nuova è un momento di grande soddisfazione, che può però essere guastato all'idea di abbandonare la nostra vecchia vettura. Non è una sorpresa: siamo portati ad affezionarci alle "nostre cose", attribuendo loro un valore più alto di quello effettivo, e questo rende difficile disfarsene. I motivi di questo comportamento non sono del tutto chiari: secondo alcuni psicologi siamo generalmente portati a enfatizzare gli aspetti positivi di alcune situazioni (per esempio le gite con gli amici a bordo della nostra vecchia auto), dimenticando quelli negativi (tutte le volte che la suddetta auto ci ha lasciato a piedi). Un team di ricercatori dell'università di Palo Alto (California) ha recentemente pubblicato uno studio sull'argomento, evidenziando come l'ansia da separazione non dipenda dal valore economico del bene in questione. Il professor Knutson e suoi colleghi hanno regalato a un gruppo di volontari due gadget elettronici (scelti tra sei) e 60 dollari in contanti. Hanno poi impegnato le cavie umane in un processo di compravendita che aveva per oggetto i diversi prodotti. L'ansia da separazione si è puntualmente presentata: i volontari hanno manifestato la tendenza a tenere ciò che già possedevano piuttosto che venderlo per comprare qualcos'altro. Durante il test i soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica così da poter monitorare la loro l'attività cerebrale: nelle fasi di vendita si sono attivate delle zone del cervello solitamente legate al dolore, e più i volontari si dichiaravano legati al loro oggetto, più l'attività in queste zone del cervello è stata intensa. «Vendere qualcosa o separarsene è doloroso, nel vero senso della parola», afferma Scott Rick, studioso del comportamento presso l'università di Philadelphia e coautore della ricerca. Ecco perché spesso i nostri cassetti sono pieni di cianfrusaglie delle quali non riusciamo a sbarazzarci.
focus.it
L'amore allunga la vita

Amare ed essere riamati allunga la vita: è quanto è stato evidenziato da una ricerca effettuata da un gruppo di studiosi dell’Università di Melbourne (Australia), secondo cui un legame di coppia saldo e affettuoso determina un rallentamento dell’orologio biologico che scandisce il progredire dell’invecchiamento fisico. Lo studio ha preso in considerazione un gruppo di uomini malati di cuore, rilevando che il rischio di sviluppare un infarto diminuiva notevolmente nei soggetti che avevano accanto una moglie attenta, innamorata, prodiga di premure. In laboratorio, i ricercatori hanno invece osservato che i conigli accarezzati spesso e accuditi con dolcezza presentano un’aspettativa di vita superiore a quella dei loro simili trattati in modo rude. L’ipotesi è che in una situazione emotiva appagante i processi di degenerazione delle cellule prodotti dal passare del tempo entrino in una sorta di stand-by grazie a cui si può contare su un maggior numero di anni di vita. Ed è Il cuore che detta legge al cervello, anche se la vera cabina di regia dei nostri stati d'animo è il cervello, nella fase dell'innamoramento c'è una strettissima correlazione tra ciò che avviene a livello neuronale e il nostro muscolo cardiaco. Alle emozioni degli innamorati, dunque, corrisponde un'attività particolare di specifiche aree del cervello, che poi muta e si evolve nel tempo. Se la storia d'amore prosegue, anche le reazioni neurologiche cambiano. Per esempio, nella fase iniziale dell'infatuazione, il forte coinvolgimento emotivo fa scattare nel sistema nervoso centrale un segnale di allerta che attiva le ghiandole surrenali (localizzate sopra i reni) e innesca il rilascio di sostanze chiamate catecolamine (come adrenalina, noradrenalina e cortisolo). Una vera e propria tempesta ormonale che alza la pressione arteriosa e aumenta la pressione cardiaca. In alcuni casi, anche di 10 battiti al minuto. E allora: sudorazione, palpitazioni, bocca secca, rossore alle guance e vampate di calore? Niente di grave: vi state innamorando. Ed è tutta colpa del cuore.
focus.it
Hyplane, il jet made in Italy

Si chiama Hyplane la risposta italiana al turismo spaziale della Space Ship Two di Richard Branso. Il velivolo dal cuore tricolore sarà capace di sfrecciare a 5.000 km/h (Mach 4, quattro volte la velocità del suono) e arrivare a 70 km di quota, offrendo ai suoi 6 passeggeri un panorama mozzafiato della Terra mentre fluttuano in assenza di gravità. Questo scenario che potrà diventare realtà entro 10 anni, sempre se, dettaglio non trascurabile, si troveranno i fondi necessari a realizzare il prototipo (2 miliardi di euro) e poi produrre il veicolo (80 milioni di euro). Il progetto, coordinato da Raffaele Savino, docente di fluidodinamica alla facoltà di ingegneria dell’università Federico II di Napoli, è stato presentato al Politecnico di Milano al primo congresso nazionale di Space Renaissance Italia, un'associazione che promuove lo sviluppo del turismo spaziale. Il velivolo è in fase di studio nei Politecnici di Roma, Torino, Milano e all’università di Strathclyde (Uk). E ha già diversi supporter, tra cui la Piaggio Aero, la Bristol Spaceplanes Limited, la Bauhaus Luftfahrt. Ma come sarà “Hyplane”? Ricorda vagamente il Concorde, ma con una linea moderna e dimensioni ridotte di oltre il 50%: sarà lungo 24 metri con 13 di apertura alare. Sarà un jet ipersonico con un motore a ciclo combinato (autoturboreattore), simile a quello montato sul Blackbird, il ricognitore della Lockheed che nel 1990 raggiunse i record di velocità (3.530 km/h) e quota (26 km) mai toccati nella storia dell’aeronautica. È un motore a due fasi: un turbogetto per decollare e raggiungere la velocità del suono, e uno statoreattore per superarla. Ma a differenza di altri velivoli ipersonici, “Hyplane” sarà meno ingombrante: con circa 25 tonnellate di peso al decollo, potrà decollare e atterrare nei comuni aeroporti e non produrrà boati assordanti. Se il progetto supererà le verifiche tecniche (uno dei punti cruciali è il consumo di carburante), Hyplane potrà decollare da Roma, arrivare a 20 km di quota a 3.000 km orari; qui, in 10 minuti di volo attivando gli statoreattori, arriverà a 30 km di quota a Mach 4. Poi, con un’accelerazione di un minuto, supererebbe i confini della stratosfera arrivando a 70 km di quota (non ancora nello spazio, ma alle sue porte ), mentre i passeggeri galleggiano nel velivolo in assenza di gravità per circa 2 minuti, per poi tornare in stratosfera. Dopo un altro paio di salti ai confini dello spazio, inizierà la fase di atterraggio a oltre 1.000 km di distanza, per esempio a Parigi. La differenza rispetto alla crociera promessa da Branson per il 2015? Volerà a una quota di 40 km più bassa, ma sarà più versatile: non avrà bisogno di nave-madre per arrivare in quota e potrà atterrare in un luogo diverso da quello di decollo, usando le piste dei comuni aeroporti di linea. E soprattutto, sperano i progettisti, il prezzo del biglietto sarà più basso dei 250mila dollari (180mila euro) chiesti dalla Virgin: “puntiamo a far pagare 50mila euro a passeggero” dice Gennaro Russo, presidente di Space Renaissance, che conta di usare il velivolo non solo per esperimenti in condizioni di microgravità o per l’addestramento degli astronauti, ma anche per i voli commerciali e la consegna espresso di organi per i trapianti: Hyplane, con un’autonomia di volo di 6.000 km, potrebbe coprire la tratta Parigi-New-York in sole due ore.
focus.it
Meglio il terrore che la noia

Perché siamo affascinati dalla notte di Halloween e ci piace essere circondati da streghe, fantasmi e zucche dallo sguardo assassino, tanto che è divenuta la festa più macabra dell'anno e riscuote sempre maggiore successo anche in Italia? Una possibile spiegazione scientifica è che questa ricorrenza, così come gli altri appuntamenti con il terrore, per esempio i film horror, ci permetta di contemplare le cose che ci terrorizzano in modo sicuro, ironico e distaccato e senza pericoli di sorta. Nella notte di Halloween, zombie e spiriti maligni vengono quasi derisi e indeboliti della loro carica terrificante: ci bussano alla porta, possiamo prenderli in giro e criticare il loro buffo travestimento. Le incarnazioni delle nostre paure diventano, così, più vulnerabili. Il cervello sembra realizzare solo in parte che quello a cui stiamo assistendo (un film dell'orrore, o una parata di finti "mostri") è solo finzione. Quando qualcosa ci spaventa, viene immediatamente processato dall'amigdala, una piccola struttura cerebrale a forma di mandorla che entra in gioco in caso di forti emozioni. L'informazione terrorizzante attiva due diversi percorsi nel cervello: da un lato, lo stimolo raggiunge lentamente i lobi frontali, dove viene analizzato in modo razionale e "svuotato" della sua carica terrorizzante. In quel momento concluderemo che non stiamo rischiando alcun pericolo e che quello davanti a noi non è che un attore di qualche B-movie truccato in modo grossolano. Allo stesso tempo, però, l'amigdala attiva anche una reazione più rapida e primitiva, che ci tutela nel caso, remoto, la minaccia che abbiamo visto possa rivelarsi vera. Nel giro di 3 secondi il cervello stimola il rilascio di una trentina di diversi ormoni che favoriscono lo stato di allerta: aumenta la produzione di insulina così come il livello di zuccheri nel sangue; il respiro si fa affannoso per incamerare più ossigeno, il cuore batte più velocemente per pompare sangue ai muscoli. Ci sentiamo sulle spine e pronti a scappare: le pupille si dilatano per vedere meglio al buio e iniziamo a sudare per abbassare la temperatura corporea. L'attrazione magnetica che esercita il mondo del terrore potrebbe derivare da questo cocktail di attivazione fisica unito alla consapevolezza che in realtà, non c'è nulla da temere. Tra gli ormoni rilasciati quando abbiamo paura troviamo anche endorfine e dopamina, che in caso di emergenza dovrebbero aiutarci ad affrontare il dolore derivante da potenziali ferite, ma quando tutto va bene contribuiscono, semplicemente, a generare uno stato di piacere ed eccitazione. Questo sistema di attivazione-rassicurazione, però, non funziona per tutti. I bambini sono per esempio molto più impressionabili davanti alle scene di terrore. Il motivo? I loro lobi frontali, responsabili dell'analisi razionale degli stimoli di paura, non sono ancora totalmente sviluppati: per i giovanissimi può quindi risultare difficile riconoscere che dietro a una maschera macabra non c'è nulla di cui aver paura. Il cortisolo, un ormone rilasciato dall'organismo in stato d'allerta, senza un appropriato controllo da parte dei lobi frontali rafforza le memorie dell'evento negativo e fa sì che durino a lungo anche quando la minaccia è passata. Questo potrebbe spiegare perché i bambini hanno spesso incubi terrificanti dopo aver visto un film dell'orrore. Nonostante la maggiore sensibilità i bambini, come gli adulti, sembrano comunque apprezzare una buona dose di spavento "sicuro": Paul Bloom, professore e ricercatore dell'Università di Yale, ha sottoposto a bambini di 4-5 anni filmati di coetanei intenti a guardare film divertenti, noiosi o dell'orrore, e ha chiesto ai soggetti quale film avrebbero scelto al loro posto. Dopo i film divertenti, preferiti dalla maggioranza dei bambini, sono venuti a ruota quelli dell'orrore. Come gli adulti, anche i bambini preferiscono il terrore alla noia.
focus.it
Basta un poco di zucchero..

Scena da un interno: una coppia si tiene il muso per una giornata, la tensione è sempre più alta tra liti e scaramucce. Arrivati alla sera, una goccia fa traboccare il vaso, l’ultimo litigio si trasforma in una litigata furibonda. È un copione classico (e tristemente, talvolta, un fatto di cronaca). Può esserci di mezzo un fattore apparentemente banale come un calo di zuccheri nel sangue? Un gruppo di ricercatori guidati da Brad Bushman, dell’Università dell’Ohio, ha provato a testare questa ipotesi. In uno studio pubblicato sulla rivista Pnas, gli psicologi sostengono che livelli bassi di glucosio sono collegati allo scoppio di aggressività all’interno di una coppia. Per l’esperimento, i ricercatori hanno reclutato 107 coppie, sposate in media da dodici anni. Per 21 giorni, a entrambi gli sposi è stato misurato il tasso di glucosio nel sangue, mattina e sera. A ciascuno dei due partner è stata fornita una bambolina voodoo, dicendo che rappresentava il marito o la moglie. Ogni sera, entrambi i membri della coppia avevano a disposizione fino a 51 spilli con cui infilzare la bambola a secondo di quanto si sentivano arrabbiati con il partner. Alla fine del periodo, poi, tutti i partecipanti sono tornati in laboratorio per partecipare a un altro test. Dovevano ingaggiare una gara di velocità di riflessi contro il partner in un test al computer: chi vinceva (in realtà era il computer ad assegnare vittoria e sconfitta) poteva infliggere allo sposo un rumore sgradevole a un volume più o meno alto e per una certa durata. Era però disponibile la scelta anche di non assegnare la punizione. Risultato: chi aveva tassi di glucosio più bassi, appuntava più spilli nel corpo della bambola/partner e infliggeva al compagno il rumore a volume più alto e per tempi più lunghi. Secondo i ricercatori, l’esperimento è un’interessante conferma dell’ipotesi iniziale. L’aggressività è legata alla perdita di autocontrollo, dote quanto mai necessaria per tenere a bada gli inevitabili sentimenti negativi all’interno della coppia o in qualunque situazione della vita. L’autocontrollo, come altri studi di psicologia mostrano, non è una risorsa illimitata: più viene usato più tende a esaurirsi. Per mantenerlo alto, ed evitare l’escalation delle liti fino all’aggressività fisica, ci vuole energia. E l’energia è data almeno in parte dallo zucchero. Quando il glucosio cala, ne risente anche il comportamento. Dall’equazione calo di zuccheri uguale aggressività discendono altre considerazioni. Chi è a dieta è anche più aggressivo? Probabile, secondo gli autori dello studio. La fame aumenta l’irritabilità. E allora mangiare, o avere del cibo a disposizione, per quanto possa sembrare ridicolo, potrebbe essere un fattore che, rafforzando la possibilità di autocontrollo, diminuisce gli scoppi di aggressività. Questo sarebbe tanto più importante, secondo gli autori, nelle situazioni a rischio, per esempio carceri, ospedali psichiatrici, o anche scuole. Per un mondo più pacifico, insomma, ci vorrebbe un po’ di zucchero.
focus.it
Una bella risata

Bastano delle sane risate per mantenere più lucida la nostra memoria negli anni? Secondo un nuovo studio americano è così: ridere fa diminuire i livelli di cortisolo (l'ormone dello stress) che danneggia i neuroni del cervello e quindi la sua capacità di ricordare. Ed ecco, quindi, che la risata potrebbe diventare terapeutica anche per preservare quella memoria a breve termine che diminuisce con l'età che avanza. Che ridere faccia bene alla salute è provato da anni di ricerche, ma questo studio della Loma Linda University della California (Usa) è particolarmente interessante. I ricercatori hanno infatti coinvolto due gruppi di adulti tra i 60 e i 70 anni che hanno sostenuto dei test specifici per la valutazione della memoria. Con questa differenza: solo uno dei due gruppi ha eseguito il test dopo aver visto, per 20 minuti, dei video divertenti. Risultato? Nelle persone che avevano riso, i livelli del cortisolo si erano ridotti significativamente (prima dell'esperimento i ricercatori avevano misurato i livelli di cortisolo in ogni adulto). Non solo: quelle persone avevano ottenuto un punteggio più alto nei test mnemonici. Ma non è tutto qui. Secondo Lee Burk, coautore della ricerca, ridere aumenta anche il rilascio di endorfine e dopamina, sostanze chimiche naturali che inviano al cervello sensazioni di piacere e ricompensa. Proprio questi cambiamenti neurochimici migliorano le funzioni del sistema immunitario e alterano anche l'attività delle onde cerebrali, portandole verso la frequenza delle "onde gamma", responsabile del miglioramento della memoria.
focus.it